Il 27 settembre sono stato a Mantova Gaming Park, riuscita prima edizione di un evento dedicato ai videogiochi d’annata e non solo. Tra una partita a Mushihime-Sama e una a Sensible Soccer ho avuto il privilegio di conoscere il mitico Rick Gush! Ma andiamo con ordine.
Devo ammetterlo, fino a qualche settimana fa non conoscevo Rick mentre, da bravo gamer, conoscevo la saga di Kyrandia, Lands of Lore, Dune e Command&Conquer. Il legame? Presto detto! Rick è stato designer e producer alla Westwood Studios dove hanno dato vita alle suddette pietre miliari.
Il programma dell’evento prevedeva un suo speech moderato dai ragazzi di Console Generation intitolato “Vincere non è tutto” così incuriosito mi sono presentato puntuale in zona conferenze. Rick ha rotto il ghiaccio raccontando con un po’ di nostalgia i bei tempi passati in Westwood dove sostanzialmente era approdato per fare il copywriter e poi si è ritrovato alla guida di un team pantagruelico con fondi praticamente illimitati (Wow!). Dopo questa divertente introduzione Rick ha commentato con qualche frecciatina l’industry videoludica spiegandoci come sia ostico per un game designer proporre idee innovative agli Executive e farsela accettare aggirando la fatidica domanda “che armi ci sono nel tuo gioco?”.
La parte centrale dell’intervento, rivolta ai game designer, ha riguardato la ricerca dell’elemento differenziante del proprio gioco come missione fondamentale. Una “verità semplice” ma al contempo un importante consiglio da tenere sempre a mente. I giocatori sono come dei bambini e ciò che si deve suscitare in loro è quella sensazione di stupore dinnanzi alle proprie azioni. Per usare le parole di Rick dobbiamo fargli pensare “guarda cosa ho fatto!” almeno una volta durante la partita. Un esempio su tutti, il BFG di Doom che ci rendeva overpower oltre ogni considerazione! E al diavolo le meccaniche di gioco in quei momenti, vincere non è tutto! 🙂
Infine non è mancato un elogio alle nostre potenzialità, Italia culla di cultura e creatività, per cui diamoci una mossa e senza remore tiriamo fuori dal cilindro prodotti originali che spaccano!
A chiudere, il buon Rick ha obiettato che l’hype verso la realtà virtuale durerà poco perché nessuno vorrà ritrovarsi a giocare con un casco in testa. Sono d’accordissimo sul discorso moda passeggera, ma nel mondo dei piccoli sviluppatori indipendenti credo sia possibile produrre velocemente qualcosa di interessante per cavalcare l’onda sfruttando il fenomeno prima che evapori. Un po’ di visibilità dal costo relativamente basso.